STARE…L’ospite inatteso. da “Il Galatino” Anno LIII – n.7 – 10 Aprile 2020

“Ho sognato che mentre ero fuori a giocare arrivava all’improvviso una tromba d’aria – sai che cos’è una tromba d’aria? Quel vento che gira gira e porta via con sé tante cose lasciando delle altre – ecco, questa tromba d’aria aveva trasportato dei piccolissimi insetti velenosi che pungevano la mia mamma ed il mio papa’, il mio cagnolino, i nonni e pure i miei amichetti! Si addormentavano tutti e solo dopo tanto tempo si risvegliavano…”

 Il sogno di un bambino ai tempi del Coronavirus ci svela la paura che i suoi cari possano ammalarsi,insieme alla speranza di un possibile ‘risveglio’… Un inatteso e perturbante ‘fenomeno nell’aria’ si è portato via la nostra quotidianità, ha allontanato dalle piazze e dalle strade le persone, depositando il silenzio,le paure ed il fantasma del contagio.

Seppur improvviso, c’è stato bisogno di un tempo per fare spazio al pensiero che qualcosa di ‘serio’ stava accadendo, sempre più vicino a noi e poi anche dentro di noi.

E mentre fuori tutto si è chiuso, compresa la porta della nostra casa, nel mondo interno si sono aperti spazi inesplorati oppure tunnel bui che mai avremmo voluto incontrare. Lo sconvolgimento per questa pandemia ci ha colto tutti impreparati,piombando in storie e in momenti di vita per ciascuno diversi.

L’affanno per le scorte di cibo ai supermercati, più che un bisogno reale, sembra segnalare la paura di confrontarsi con la carenza di qualcos’altro. Forse di quelle ‘riserve’ emotive che ci sorreggono mentre la direzione del viaggio diventa confusa e ci sentiamo smarriti.

L’esperienza perturbante che stiamo vivendo e lo stretto contatto con la solitudine, nel profondo sempre compagna di vita, stanno facendo ri-scoprire a molti la presenza di un posto sicuro, affettivo e famigliare,in cui percepire il piacere della responsabilità di prendersi cura di sé stessi e degli altri.

Incontrare ciò che sfugge nella fretta della quotidianità, fare ordine in quei cassetti dimenticati e pieni di cose. O godersi la ‘vacanza’ come appare a tanti bambini alleggeriti dalla morsa degli impegni. L’apprendimento scolastico è rallentato ma possono guadagnare tempo, gioco creativo, vicinanza affettiva. Questo quando l’aria di casa viene filtrata da una mente adulta che contiene le ondate di terrore e di angoscia seminate dall’emergenza. Spiegando ai piccoli cosa sta succedendo in modo chiaro ed essenziale – per non lasciarli soli alla ricerca di un senso -ma lasciando spazio anche per altro.

Una condizione non sempre raggiungibile, per le tante costellazioni personali, sociali e relazionali di ognuno.

In altri momenti, o per altri genitori, sembra intollerabile rinunciare al sostegno della scuola, del lavoro, dei parenti, quando a prendere il sopravvento è l’ansia e lo sconforto. Il senso di responsabilità può diventare un peso più che una risorsa.

Il riferimento è a tutti quegli adulti appesantiti dalla condizione di impotenza e di precarietà economica, ai bambini dimenticati, alle tante persone intrappolate nelle crisi famigliari e di coppia, agli adolescenti smarriti o bloccati davanti alla soglia del futuro. Per loro l’isolamento in famiglia può diventare claustrofobico, uno specchio deformante che ingigantisce il peso emotivo e i conflitti.

E poi ci sono i nonni e tutti quegli anziani i cui rapporti sociali e famigliari fungono da ponte con la vita.

Il dover stare da soli per tutelarsi può essere percepito nel profondo come un doloroso limite.

Chissà se quel vecchietto che va al supermercato tre volte al giorno, rischiando il contagio, non cerchi in fondo un contatto con l’altro per sentirsi vivo…

Il vortice d’aria, rotondo come il Coronavirus, ribalta il senso di molte cose e crea stordimento.

Lo slogan di questa pandemia, #iorestoacasa, non vale per quei lavoratori ‘essenziali’ alla collettività. Per loro prendersi cura degli altri significa esporsi giornalmente ad un rischio. Il senso di responsabilità per il proprio lavoro può giungere in soccorso davanti a ritmi incessanti e a condizioni di intervento al limite del pensabile.

L’attenzione si sposta, infine, su quei bambini che vengono al mondo nel mezzo di questo insolito tempo e sui loro genitori alle prese con ulteriori ansie. Se alcuni potranno attingere risorse dal proprio equipaggio emotivo per non esserne travolti, altri avranno bisogno di aiuto e di sostegno,al di là e oltre l’emergenza.

Perché il Coronavirus, anche se a momenti sembra difficile immaginarlo, passerà.

E, nel tornare lentamente ad abitare il mondo,potrebbero tornarci utili pensieri, emozioni e sogni incontrati dentro di noi in un tempo sospeso che,in fondo, è tutt’altro che fermo.

 

(A cura della dott.ssa Roberta De lorenzis – Psicologa, Psicoterapeuta dell’Infanzia, dell’Adolescenza e della Famiglia, Socia Psifia).

 
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