“Mi racconti una storia?”, è la domanda di tanti bambini che cercano la presenza rassicurante di un adulto per esplorare le tante emozioni della giornata. L’origine della narrazione appartiene da sempre a tutti come necessità di cercare parole e senso di fronte all’inspiegabilità degli eventi. È quello che è accaduto a Giorgia Rollo, presidente dell’Associazione 2HE-IO POSSO quando, durante l’inaugurazione de “La Terrazza Tutti al mare!”, ha sentito il bisogno di veicolare l’intenso contenuto emotivo della sua storia – che vedeva protagonisti lei, suo marito Gaetano malato di SLA e le sue figlie – in un più rassicurante “C’era una volta”. Ed ecco la favola de ‘Il Principe Blu e la Stregaccia Levaforze Ammazzamuscoli’, scritta da Paola Pasquino e Giorgia Rollo, edita da “la meridiana”. Nella sua stesura il nostro coinvolgimento come psicoterapeute ha avuto l’obiettivo che la favola evidenziasse, insieme alla forza generatrice dei legami, i vissuti dei bambini di fronte alla malattia. Ricordandoci che questa non sta in una definizione, ma in una storia e che il mondo interno non è fermo ma in continuo movimento. Il valore narrativo di questa favola richiama il senso del lavoro che svolgiamo come Psicoterapeute socie di Psifia – Cooperativa Sociale specializzata in ambito evolutivo nella prevenzione e presa in carico delle crescite traumatiche. Attraverso il metodo della play therapy, le storie prodotte dai sogni e dal gioco fungono da canali e strumenti di comunicazione; i protagonisti di questi racconti diventano rappresentanti simbolici del mondo interno dei bambini comunicando, al loro posto, un contenuto emotivo difficile e doloroso reintegrato nella storia personale tramite un percorso di ‘co-costruzione’di nuovi significati tra chi racconta e chi ascolta.
Di fronte alla malattia, i bambini non sono psichicamente ben attrezzati per gestire da soli il carico emotivo che ne deriva, ma la negazione ed il silenzio non sono una soluzione; stereotipi e bugie – come: “è troppo piccolo per capire e ricordare quello che succede” – segnalano la paura degli adulti di confrontarsi con le dolorose reazioni emotive dei bambini e lasciano irrisolto il bisogno di comprensione dei loro vissuti.
“Qualunque dolore può essere sopportato, se si traduce in una storia”, sostiene Karen Blixen. Proprio come accade nel racconto de Il Principe Blu che mette in luce il sentire nascosto dei bambini di fronte alla malattia, assegnando all’immaginazione il ruolo di un porto sicuro dove incontrarlo e dei modi per raccontarlo.
Una favola vera, garante del diritto dei bambini alla verità, un atto di amore e responsabilità.
Lo dimostra l’incipit che sceglie con coraggio di accompagnare i bambini a conoscere ‘da vicino’ la storia di Gaetano, nel nostro tempo e nel soleggiato Salento:“C’era una volta in un tempo vicino, in un regno avvolto dal sole, dal mare e dal vento, un Principe Blu”, e lo riconferma l’altrettanto coraggiosa rinuncia al canonico finale“e vissero tutti felici e contenti”. La favola termina con l’esperienza generativa della realizzazione della terrazza al mare, che non nega la dolorosa realtà ma la attraversa. Concretizzando il sogno di godere di momenti felici anche nella sofferenza, Gaetano, Giorgia, la sua famiglia e tutta la rete di relazioni intorno a loro, hanno compiuto l’ardua impresa, degna delle più appassionanti favole, di tenere insieme gioia e dolore e di contemplare nella fine un nuovo inizio, nella catastrofe il seme della speranza.
(A cura delle dott.sse Roberta De Lorenzis e Maristella Taurino – Psicologhe, Psicoterapeute Socie della Coop. Soc. Psifia).
L’articolo integrale si trova nell’allegato.
Qui è possibile leggere la versione integrale del numero della rivista:
https://www.ilgalatino.it/lista?fbclid=IwAR1gZu9ic2A2FkeMur8TdLB9yxtj7UHCeiplKjkpIlyVHz3A0VlG2_sMrhg