Raccontare e raccontarsi: l’esperienza di Tirocinio Post Lauream presso Psi.f.i.a.

Il Racconto/Testimonianza dell’esperienza di Tirocinio Post-Lauream a cura della Dott.ssa Alessia Rella (Laureata in Metodologia dell’Intervento Psicologico presso l’Università del Salento di Lecce) 

 

Rileggendo la relazione finale, a conclusione dell’esperienza di tirocinio, la mia tutor (dott.ssa Anna Vantaggio) mi scrive: “Alessia… ma io davvero ti ho accompagnato ad apprendere tutte quelle cose? […] Mi fa bene al cuore sentire di poter trasmettere e trasferire l’amore e la dedizione per il mio lavoro”.

Ho, così, iniziato a pensare a cosa è stato per me il tirocinio con Psi.f.i.a. Sono abbastanza convinta del fatto che esso possa essere pensato a tutti gli effetti come una completa e complessa esperienza di apprendimento. Complessa, perché di fatto è la realtà stessa ad esserlo e per poterla vedere e accogliere dentro di noi è necessario sviluppare la capacità di saper osservare con occhio clinico e “analitico”. Con Psi.f.i.a. ho potuto apprendere l’arte dell’osservare e capire che comprendere un certo evento, in tutte le sue parti, permette di vederlo realmente. Come il prisma, separa, per rifrazione, un unico fascio di luce bianca nei colori che compongono lo spettro visibile, così ciascuno di noi dovrebbe accogliere la realtà complessa, individuandone tutte le molteplici variabili.

Il percorso con Psi.f.i.a. è stato, per me, ciò che Bion chiama un “apprendere dall’esperienza”. Non ho visto pazienti, non ho fatto nulla che mi facesse entrare concretamente a contatto, vis-a-vis, con l’utenza. Non ho visto l’analista nella stanza coi suoi pazienti. Però, ero lì, nel campo. Ero lì a vivere e respirare il senso di questa professione, il senso del lavoro che si fa, dell’attesa, del dubbio, della stanchezza, dell’emozione nel fare spazio all’Altro dentro di sé nonostante le mille preoccupazioni, le mille cose da fare.

Posso dire di non aver imparato “sulle cose”, o accumulato dati. Il “sentire l’esperienza”, ciò che era nel campo e cosa tutto ciò risuonava dentro di me, ha rappresentato la fonte del mio nutrimento conoscitivo, nutrimento del pensiero e della curiosità, che ha potere trasformativo. Riprendendo l’autore Yeats, potrei dire che con Psi.f.i.a. ho potuto sperimentare non il pensare “nella mente sola”, ma il pensare “nel midollo osseo”, dunque l’ “apprendere dall’esperienza del (mio) Sé-nel-mondo” (Waddel, 1998).

Durante tutto il percorso con le psicoterapeute di Psi.f.i.a., ho sentito e accolto (e mi sono permessa di far mia, poco a poco) quella spinta interna vitale e creativa che permette di ingaggiarsi in nuove idee e nuovi progetti, che spinge a mettersi in gioco, a sperimentarsi amando ciò che si fa, nella consapevolezza che in questo lavoro lo strumento principale da utilizzare siamo noi stessi, il nostro assetto interno. Non esiste una cassetta degli attrezzi che ti porti appresso nelle varie occasioni, ma esistiamo noi come persone, con il nostro mondo interno e, se vogliamo, la nostra cassetta degli attrezzi interna.

Ringrazio Psi.f.i.a. e me stessa per la possibilità che ci siamo date di accoglierci vicendevolmente. Ringrazio le professioniste Psi.f.i.a. per avermi fatto brillare gli occhi assieme a loro.