“Lezioni sul sofà”, tra Anna Frank e i ragazzi di Nisida.

Ieri, 12 Giugno 2020, si è tenuto il quarto seminario online che Psifia ha organizzato con il patrocinio dell’Aippi. Un incontro particolarmente importante che ha visto porre la lente d’ingrandimento sui bambini, gli illustri dimenticati. Anche in tempi di pandemia.

Matteo Corradini e Andrea Valente hanno “raccontato” l’esperienza di Lezioni sul sofà, condotti da Rossella Loparco, che ha svolto la funzione di cornice psicoanalitica all’evento.

Il progetto Lezioni sul sofà nasce da un’idea di Matteo Corradini, il quale sente fin da subito – ancor prima che il lockdown blocchi l’Italia intera – l’esigenza di accompagnare i bambini a “stare” in quest’esperienza strana, imprevista, incomprensibile. Aiutando gli adulti a non “abbandonare” i bambini ed i piccoli adolescenti alle prese con un’esperienza perturbante e – ce ne renderemo man mano sempre di più – pericolosa.

In poco tempo, ognuno di noi vede interrotta la propria quotidianità. Ma più di tutti la perdono i bambini: per loro niente scuola, niente attività extrascolastiche, niente amichetti. Incomprensibilmente e all’improvviso si trovano alle prese con un grande vuoto.

“Lo spazio vuoto ha il suo fascino”, dice Andrea Valente durante il suo intervento. Quanto mai vero. Ma per godere di quel fascino, bisogna avere degli ancoraggi. Per non sentire il terrore di esserne risucchiati e di disperdersi in esso.Come fare?

Matteo ed Andrea ci raccontano di aver convocato tanti colleghi scrittori professionisti, chiedendo loro di portare nel progetto ciò che più amavano. Ecco, è proprio l’amoreil primo ed indispensabile ancoraggio che permette al bambino di sopportare quel senso di mancanza, senza perdere la continuità tra sé stesso ed il mondo che lo circonda. Di questa continuità si parla durante l’incontro, mettendo in evidenza come Lezioni sul sofà abbia mostrato come la vitascorra, “semplicemente” rimandando, spostando un po’ più in là ciò che in quel momento non si poteva fare.

Inevitabile il riferimento a Bion, alla funzione di rêverie ed alla capacità negativa. Lezioni sul sofà sembra aver funzionato come una madre accorta ed in contatto con il “terrore senza nome” del proprio bambino, aiutandolo a tollerare l’incomprensibile, a sopportare l’attesa ed a stare nel limite dell’esperienza.

I toni dell’incontro sono esilaranti, leggeri, brillanti. Ma lentamente comincia a prendere corpo la sensazione di una profondità che “mette pensiero”. Tra un sorriso e l’altro, ecco che Matteo e Andrea ci parlano del loro incontro con Anna Frank, il primo; con i ragazzi di Nisida, il secondo. Cominciano a farci sentire il “lamento” che c’è stato e che c’è dentro il loro isolamento.

Mentre ascolto quel lamento, mi vengono alla mente i nostri bambini del lockdown e penso che tutti quanti loro, Anna Frank ed i ragazzi di Nisida sono in qualche modo tenuti insieme da uno stesso filo.

La paura di non diventare mai grandi.

Matteo racconta di una giovane adolescente che, in occasione di quello che sarebbe stato il novantesimo compleanno di Anna Frank, chiede di partecipare all’iniziativa che prevede la lettura di novanta frammenti del suo diario. Vuole leggere anche lei un frammento. E va da Viareggio a Venezia – “da un Carnevale all’altro”, commenta con brillante ironia Andrea – solo per leggere una breve frase di quel diario. Forse, in qualche modo, anche del suo diario.

Tra un Carnevale e l’altro, sembra “smascherarsi” la preoccupazione per una vitalità che possa non essere accolta, trovare collocazione nel mondo, senza che questo mondo si possa sentire in qualche modo minacciato dal desiderio di “essere” dei bambini e degli adolescenti.

Sui nostri bambini della pandemia è ricaduta la preoccupazione di essere i trasmettitori di questo nemico invisibile che poteva uccidere i nonni. Coccole, abbracci, baci potevano trasformarsi in comportamenti pericolosi e letali. Ma all’interno di una visione eccessivamente idealizzata dell’infanzia, che non consente agli adulti di pensare che anche i più piccoli si confrontano con la sofferenza, c’è stato poco spazio per pensare al peso che è ricaduto su di loro e sulle possibili conseguenze di tutto ciò.

In tutto questo è racchiuso il successo di Lezioni sul sofà. Nella sua naturale ed autentica capacità di farsi carico di questa preoccupazione, con ironia, leggerezza. Con l’atteggiamento rassicurante di una madre che filtra l’esperienza, rendendola tollerabile per il suo bambino che solo così potrà rimanere in contatto con la fiducia e la speranza di una vita che scorre e che lo attende.

Lezioni sul sofà si ferma con l’inizio della seconda fase.

Matteo Corradini dice di aver sentito di dover fare un passo indietro. Esattamente come una madre sufficientemente buona che sente quando la sua funzione di contenimento deve fare spazio al bisogno del bambino di andare, certo di poter tornare quando il fascino di quel vuoto che lo attrae può – alle volte – anche spaventare.

(Commento a cura della Dott.ssa Anna Vantaggio – Psicologa, Psicoterapeuta dell’Infanzia, dell’Adolescenza e della Famiglia, Presidente Psifia).

 
Qui è possibile leggere il programma integrale dell’evento: