Le professioni sanitarie sono considerate tra quelle più a rischio di burnout. Chi lavora in questo settore, infatti, è caricato da una duplice fonte di stress: il loro stress personale e quello della persona aiutata.
Gli operatori sanitari sono coloro che lavorano nell’ambito delle relazioni d’aiuto, per le quali è richiesta una necessaria capacità di entrare in contatto con le proprie emozioni e le proprie conflittualità.
Sul n. 2 della rivista Salento Medico (Marzo-Aprile 2018), si trova sul tema un articolo curato dalle psicologhe Maristella Taurino e Giovanna Fersini.
Nella prima parte dell’articolo si siamo interrogate su: Quanto costa alle organizzazioni trascurare di porre attenzione al ruolo dei fattori emotivi? E ancora: Può l’Istituzione evitare i rischi del Burnout e in che modo? Ormai è risaputo che se non è elaborata, è proprio la dimensione emozionale a mettere in scacco la capacità di pensare e può portare a sviluppare quella che viene definita sindrome di Burnout. A nostro parere la formazione psicoanalitica permette agli operatori di costruire una membrana che filtra e metabolizza gli stati emotivi suscitati dal quotidiano contatto con le patologie in quanto l’aspetto principale di tale formazione è l’attenzione al proprio mondo interno, alla risonanza emotiva suscitata dalla relazione con l’altro.
Per questo nella seconda parte dell’articolo abbiamo riportato un’esperienza sul campo condotta da noi presso l’Hospice di San Cesario della ASL di Lecce con Operatori sanitari e volontari dell’Associazione “Il Mantello di San Martino” ONLUS, che ha avuto come impianto teorico e tecnico proprio l’utilizzo della tecnica psicoanalitica.
L’articolo integrale si trova nell’allegato.
Qui è possibile leggere la versione integrale del numero della rivista: